Tivoli – Un sopralluogo effettuato in data 14 ottobre 2024 da rappresentanti di alcune delle Associazioni scientifiche e ambientaliste locali ha permesso di constatare il taglio a raso, compiuto da parte di ignoti con mezzo meccanico gommato di notevoli dimensioni, della vegetazione che si sviluppava su una vasta superficie della porzione della Zona Speciale di Conservazione (ZSC) IT6030033 “Travertini Acque Albule (Bagni di Tivoli)” posta in località Bagni Vecchi, adiacente a Viale Roma.
In quella circostanza le Associazioni inviarono un esposto alla Procura di Tivoli, all’Ente Parco Naturale Regionale dei Monti Lucretili (ente gestore della ZSC), alla Regione Lazio e ai CC Forestali. I motivi dell’esposto erano: verificare se il responsabile dell’atto fosse in possesso delle necessarie autorizzazioni (valutazione d’incidenza ambientale – VINCA) e capire la motivazione del taglio, ossia cosa si intende fare su quell’area. Purtroppo, in data 28 novembre 2024, viene effettuato un nuovo taglio, questa volta sia con mezzi gommati sia con cingolati, che ha interessato tutta la vegetazione arborea ed arbustiva, risparmiata la volta precedente.
Sul posto sono intervenuti la Polizia Provinciale e i Guardiaparco del Parco dei Monti Lucretili i quali, tuttavia, non hanno potuto chiedere delucidazioni ai responsabili del taglio poiché, al momento del loro arrivo, questi ultimi erano già andati via.
Ma cos’è la ZSC Travertini e perché è così importante? Leggendo diversi articoli relativi a quest’area protetta ci si accorge della totale assenza di considerazione per i suoi aspetti naturalistici nonostante si tratti, appunto, di un’area naturale
protetta. In generale l’intera Piana delle Acque Albule, di grande pregio storico-archeologico e naturalistico ma devastata dal più totale caos urbanistico è, ogni giorno che passa, sempre più minacciata.
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Sulla sopracitata ZSC si sentono spesso affermazioni del tutto errate, un esempio lampante è la storiella, recentemente inventata, secondo cui quest’area protetta sarebbe stata istituita a causa della presenza di un “lichene raro”. La sua protezione si deve in realtà a ben altri motivi, essa è stata infatti istituita per la presenza di quattro diversi habitat (parliamo quindi di interi ecosistemi, non di una singola specie) tutelati dalla Direttiva 92/43/CEE “Habitat”. Per questo motivo la ZSC è entrata a far parte, a tutti gli effetti, della rete europea di aree protette “Natura 2000”.
Di seguito vengono riportati i quattro habitat individuati in base ai criteri indicati dalla Direttiva 92/43/CEE:
– 6110*: Formazioni erbose rupicole calcicole o basofile dell’Alysso-Sedion albi
-6220*: Percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei Thero-
Brachypodietea
– 7210*: Paludi calcaree con Cladium mariscus e specie del Caricion davallianae
– 7220: Sorgenti pietrificanti con formazione di travertino (Cratoneurion)
L’asterisco che segue il codice numerico indica un habitat prioritario, ovvero di particolare interesse per l’U.E per la conservazione delle specie e dell’habitat: tutti gli habitat presenti in questa ZSC sono pertanto di particolare rarità e interesse, e oggetto di tutela prioritaria. Quest’area è oggetto di attenzione e di studi da parte di scienziati, artisti, docenti, scuole, associazioni e comitati da lungo tempo. Già nel Settecento, ai turisti del Grand Tour, che da Roma si recavano a Tivoli, venivano venduti i cosiddetti “confetti di Tivoli”, che altro non erano che foglie di arbusti solidificate dal travertino presente nelle acque sulfuree. Queste formazioni provenivano dal Cratoneurion, uno degli habitat per cui la ZSC è stata designata. Nei “Principi di geologia” di Charles Lyell (1830), opera che decretò la nascita della moderna geologia e che Darwin portò con sé nel suo celeberrimo viaggio intorno al mondo, si parlava abbondantemente dei travertini di Tivoli.
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L’elevato valore floristico dei travertini fu messo in evidenza a metà del secolo scorso dal grandissimo botanico guidoniano Giuliano Montelucci, il quale fu anche il primo a richiederne la tutela. La lista floristica preliminare redatta da Montelucci annoverava più di 400 specie, molte delle quali degne di interesse scientifico e conservazionistico. Nell’area si osserva una notevole varietà di situazioni vegetazionali ecologicamente differenziate. Tra i principali fattori che influiscono su questa varietà possiamo annoverare il microclima e la natura fisica del terreno, che varia a seconda della sua età. Il crostone travertinoso (Habitat 6110) viene colonizzato da organismi pionieri come muschi, licheni e successivamente da microfite caratteristiche (es: Saxifraga tridactylites, Senecio leucanthemifolius [specie tipicamente costiera, protetta nel Lazio (L.R. 61/74)], Sedum hispanicum, ecc.).
Quando il suolo comincia a essere più sviluppato inizia a crescere una vegetazione ti tipo pulvinare, dal tipico aspetto
tondeggiante, rappresentata nella ZSC da specie quali Onosma echioides (specie protetta nel Lazio), Teucrium capitatum, Helichrysum italicum, ecc. In alcune aree in cui si rileva l’Habitat 6220* risulta abbondante l’affascinante e ormai piuttosto raro Chrysopogon gryllus, che in alcuni casi, come nel caso dell’area di cui parliamo, forma estese praterie. Nelle zone dove il suolo è ben sviluppato crescono specie arbustive come il siliquastro (Cercis siliquastrum), il terebinto (Pistacia terebinthus), lo storace (Styrax officinalis), l’alaterno (Rhamnus alaternus) e l’ilatro (Phyllirea latifolia). Degno di nota tra gli elementi balcanico-orientali è il sopra citato storace, la cui presenza in Italia è limitata al territorio tiburtino-lucretile-cornicolano e per questa ragione è stato scelto come simbolo del Parco Naturale Regionale dei Monti Lucretili e anche come pianta simbolo del Lazio.
Per concludere, si segnala la presenza di specie rare e/o protette tra cui Chaenorhinum rubrifolium (specie protetta nel Lazio), Clypeola jonthlaspi, Linaria purpurea (specie protetta nel Lazio), Linaria simplex, Onosma echioides (specie protetta nel Lazio) e Styrax officinalis (specie protetta nel Lazio), oltre a numerose specie di orchidee spontanee incluse nell’Allegato B della Convenzione di Washington (CITES) che ne vieta la raccolta, l’importazione, l’esportazione, il trasporto e la detenzione. L’area protetta nel 2019 è stata designata come ZSC e nel 2020 la sua gestione è passata all’Ente Parco Naturale Regionale dei Monti Lucretili, che ha poi stipulato una convenzione specifica con l’Università di Roma Sapienza per studi floristico-vegetazionali e di cartografia tematica.
La vulnerabilità del sito è legata principalmente al disturbo antropico costituito da urbanizzazione, discariche abusive, aree adibite illegalmente a piste di motocross, incendi dolosi, ecc. La porzione di ZSC interessata dal recente taglio della vegetazione era purtroppo quella che versava nelle condizioni di naturalità più elevata, e pertanto di particolare pregio
all’interno della stessa area protetta (si può vedere nei seguenti video del canale YouTube The Bug House: https://youtu.be/Xlp-dIjtXok [dal min. 10:40]; https://youtu.be/H_8nOTQv-hg).
Concludendo, speriamo siano più chiare le motivazioni a supporto della tutela e della valorizzazione di quest’area, anche se non è di certo sufficiente questo articolo per illustrare tutte le peculiarità dell’area. Nei 72 anni che intercorrono tra la pubblicazione nel 1947 del lavoro di Montelucci e la designazione della ZSC nel 2019, la Piana delle Acque Albule è stata
letteralmente devastata nonostante gli sforzi di decine e decine di scienziati, storici e archeologi ma anche di enti pubblici, associazioni e comitati che vi ci sono caparbiamente dedicati cercando di promuoverne l’eccezionale patrimonio che conserva e che pochi sanno apprezzare. Considerato il loro valore scientifico e le ormai minuscole superfici residue è assolutamente necessario che quel poco che resta venga conservato! Ci auguriamo che gli enti e le autorità preposte indaghino approfonditamente su quanto avvenuto, per capire chi sono i responsabili di questi tagli e soprattutto le motivazioni per le quali questi sono stati effettuati, allo scopo di evitare ulteriori danni a un complesso ambientale unico e di grande valore, riconosciuto a livello europeo dall’inclusione nella rete Natura 2000.
Comunicato stampa: ANVA
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