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Tivoli Calcio, quale futuro? Il vice presidente: “Possibile il ripescaggio in D. Siamo spiazzati dall’astio verso la società”

Foto: Newlight Fotolaboratorio Tivoli

La stagione calcistica è giunta al termine e per la Tivoli 1919 l’epilogo è stato sin troppo amaro. La sconfitta nel playout contro l’United Riccione ha sancito la retrocessione dei tiburtini al termine di un campionato vissuto tra alti e bassi. Gli amarantoblu, comunque in lotta fino all’ultimo per la salvezza diretta, non sono riusciti ad evitare il playout. Una gara secca che si è trasformata in una lotteria che non ha sorriso alla 1919. La fine del campionato è, come sempre, il tempo dei bilanci ma anche dell’avvio della programmazione per la nuova stagione. A fare il punto di quello che è successo e sta succedendo in casa Tivoli è il vice presidente Federico Frediani, l’uomo che ogni giorno vive sui campi del Ripoli e dell’Arci, a contatto con la prima squadra e con tutte le giovanili. 

Cosa c’è nel futuro della Tivoli?
Stiamo valutando proprio in questi giorni. Riteniamo di avere tutte le carte in regola e i requisiti per chiedere il ripescaggio e mantenere, così, la categoria. Ma stiamo riflettendo se sia il caso. Il clima di offese ed astio che si è creato intorno alla società ci ha spiazzato. Le eventuali critiche sono ovviamente contemplate quando sono costruttive e siamo anche contenti di riceverle. Ma non meritiamo per certo accuse infondate e ingiurie. Da quando abbiamo preso la Tivoli Calcio 1919 ci siamo sempre impegnati al massimo delle nostre possibilità. Questo è fuori di ogni dubbio. Sicuramente non avremo centrato tutte le scelte e di questo siamo disposti a parlarne, con spirito costruttivo, per continuare a migliorarci. Ora ci siamo voluti fermare e riflettere bene. Ci domandiamo se non essendoci mai apprezzamento, dove non va mai bene nulla di quello che facciamo, perché dovremmo lottare per restare in Serie D tramite i ripescaggi o in altra categoria.

Nonostante il clima di astio che si è sviluppato, in queste ultime settimane, cosa vi fa restare alla guida della Tivoli Calcio?
I quasi sette anni di impegno e lavoro incessante, per approdare ad essere una società sana e animata esclusivamente dalla passione per la nostra Città, per questa squadra e per questo sport. 

Qual è il rapporto della 1919 con i suoi tifosi? Si è sempre detto che i tifosi tiburtini sono tra i più caldi e presenti della regione. 
È vero, abbiamo tanti appassionati tifosi che ci sostengono con il loro affetto. Ma vorrei fare una distinzione tra la tifoseria organizzata e i tifosi appassionati. I tifosi appassionati sono sempre presenti sia allo stadio che fuori, ci seguono sui social e ci sono vicini. Riceviamo apprezzamenti e critiche costruttive che, come detto, ci aiutano a migliorarci e quindi a crescere…

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Ormai la stagione è conclusa, purtroppo in modo triste, ed è tempo di bilanci. È stato un campionato che ha visto la squadra singhiozzare, dare segnali di vita salvo poi non riuscire a dare continuità ai risultati. Come mai?
Anche quest’anno abbiamo profuso un grande impegno. Tra lo staff e la rosa c’erano figure di grande esperienza, con importanti curriculum. Abbiamo costruito la squadra secondo le indicazioni dello staff tecnico. Abbiamo supportato il lavoro della dirigenza anche se, sin dalle prime uscite, eravamo un po’ perplessi. Con l’organico a disposizione avremmo dovuto fare un percorso diverso che centrasse, come minimo, una tranquilla salvezza. Purtroppo alcune scelte si sono rivelate sbagliate sia nella composizione della squadra che dello staff. Per non lasciare nulla di intentato abbiamo cambiato allenatori, direttori sportivi, giocatori, ma non siamo riusciti ad invertire la rotta. 

Nel dettaglio, cosa non ha funzionato?
Ci sono state situazioni diverse. Galluzzo veniva da risultati interessanti e con lui si pensava di avviare un progetto. Poi, quando è apparso chiaro che la squadra non dimostrasse carattere, abbiamo voluto dare una scossa chiamando Pascucci. Per lui parlavano i risultati ottenuti in passato, anche alla guida della 1919. Neanche lui, però, è riuscito a dare una svolta. Qualcosa si è iniziato a vedere con Granieri, anche grazie a qualche nuovo innesto. Ma il fuoco si è spento presto e lui stesso ha preferito rinunciare. Quindi, dopo i traghettatori Mazzarani e Berti che ringrazio per la disponibilità, abbiamo scelto il team capitanato da Cioci che veniva da un grande campionato in Serie D lo scorso anno. Anche questa scelta non ha pagato e si è visto, chiaramente, nell’ultima gara. Una partita “verità” contro il Riccione che avremmo dovuto affrontare con un’impostazione e piglio diverso.

Come vi spiegate alcune critiche di oggi?
Nelle difficoltà non abbiamo mai mollato. Con il senno di poi è tutto facile e riavvolgendo il nastro già dalla scelta dei giocatori avremmo dovuto lavorare diversamente. Oggi ci accusano di essere inadeguati ma va detto che siamo gli stessi che hanno riportato la Tivoli in Serie D dopo 15 anni di anonimato. Gli stessi che negli ultimi sei campionati, tra cui due flagellati dalla pandemia, o hanno vinto o comunque si sono piazzati ai primi posti.

Prima di concludere questa stagione, c’è ancora qualcosa da dire?
Si. L’epilogo ovviamente dispiace prima di tutti a noi e ci scusiamo se quest’anno non siamo riusciti, come nei precedenti, a produrre un risultato positivo. Prima di archiviare definitivamente questo campionato vorrei ringraziare tutti coloro che ci sono stati vicini. Comincio con i giocatori che comunque hanno onorato la maglia, lo staff interno che ha supportato tanto la prima squadra quanto la femminile, tutto il settore giovanile che continua a crescere con risultati soddisfacenti, e la scuola calcio. Nei ringraziamenti non posso trascurare tutti i componenti della società, il nostro main sponsor e primo tifoso Serafino Caucci che in ogni circostanza non ha mai fatto mancare la sua vicinanza a supporto nonostante, a volte, le amarezze del campo e quelle assolutamente gratuite fuori dal campo. 

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