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Tivoli – Romolo De Angelis ancora disperso. Il figlio: “Ricerche ferme. Il giorno prima era arrivato al cimitero”

TIVOLI – È passato ormai un mese da quel 9 luglio, quando Romolo De Angelis, 67enne di Tivoli da tutti conosciuto come “Romoletto”, ha fatto perdere le sue tracce. L’uomo, che era in cura presso la struttura sanitaria del Medicus, si è allontanato intorno alle 15.00 per la sua consueta passeggiata a Colle Ripoli, non facendo però mai ritorno nella sua stanza.

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La famiglia, avvisata solo intorno alle 21.00 di sera, ha fin da subito chiamato i soccorsi. Sul posto sono intervenuti i Vigili del Fuoco, aiutati dai Carabinieri e dai Volontari della Protezione Civile per le ricerche. Oltre a loro anche l’elicottero Drago e il Nucleo Sapr (Sistema Aeromobile a Pilotaggio Remoto), droni e non solo per perlustrare la zona. L’uomo è rimasto in contatto con la famiglia fino alle 5.00 di mattina del giorno seguente, quando il suo cellulare, ormai scarico, si è spento. “Sono caduto e non riesco a rialzarmi, venitemi a prendere, non so dove sono”, sono state le sue ultime parole, poi il nulla. Dopo 15 giorni di lavoro ininterrotto, in cui la zona è stata battuta da cima a fondo, le ricerche dell’uomo si sono fermate.

Tivoli – Romolo De Angelis, l’ultima chiamata: “Sono caduto e non so dove mi trovo”

A un mese dal suo ultimo avvistamento, la redazione de La Tiburtina News ha contattato il figlio, Aldo De Angelis: “Mio padre era ricoverato al Medicus da circa un annetto. Lui di pomeriggio usciva, la struttura mi aveva avvisato di questo, e io avevo dato il mio assenso per una passeggiata dalle 15 alle 17. Quel giorno è uscito alla solita ora, poi non ha fatto più ritorno. La cosa che mi fa arrabbiare è che mi abbiano avvertito soltanto alle 21.00 di sera. Mio padre è un tipo metodico, quando erano le 18:00 lui rientrava sempre. A cena non sgarrava un secondo, quindi mi chiedo perchè mi abbiano avvisato così tardi non vedendolo rientrare”.

Poi prosegue: “Noi lo abbiamo chiamato alle 21.30, siamo riusciti a metterci in contatto. Mi ha detto che era in mezzo alla montagna, era sdraiato e non riusciva a capire dov’era. Le perlustrazioni hanno riguardato tutta l’area, hanno battuto per quindici giorni consecutivi, giorno e notte, tutte le zone. Al telefono aveva una voce normale, ci ha detto di andarlo a prendere ma non sapeva indicarci dove. Non era però una voce preoccupata o dolorante, sembrava tranquillo. Siamo rimasti in contatto fino alle 5 di mattina, poi gli si è spento il telefono. I soccorsi, poco dopo che sono stati avvisati sono giunti con una grande squadra. Il telefono ha agganciato una cella, ma questa riguarda una zona vastissima, che prende Castel Madama, San Gregorio e non solo. Potrebbe essere ovunque. Ora le ricerche sono ferme”.

IL RETROSCENA – “Pochi giorni fa ho scoperto anche un’altra cosa. Il giorno prima della scomparsa, una signora l’ha visto e ha parlato con lui. Era al cimitero a trovare i genitori, i miei nonni. Io non sapevo e non immaginavo che usciva ed arrivava fin lì. Non so se sia andato con l’autobus oppure attraversando a piedi la montagna. Fatto sta che non avrebbe dovuto essere lì”.

Tivoli – “Romoletto sembra scomparso nel nulla”: le perlustrazioni non si fermano

LA STRUTTURA – “Non mi ha più chiamato nessuno. È assurdo mettere una persona in una struttura e poi questa sparisce. Nessuno mi ha fatto una chiamata in questi giorni o mi ha convocato, anche semplicemente per riavere i suoi effetti personali. Una chiamata, un “ci dispiace”, un “se possiamo aiutare”, niente”.

I MESSAGGI DI AFFETTO – “Abbiamo ricevuto tanti messaggi, ma non sono riuscito nemmeno ad ascoltarli a leggerli. è difficile tornare alla vita di tutti i giorni sapendo che tuo padre non si trova. Ho una bambina di 11 anni che sta capendo tutto, che capisce che c’è qualcosa che non va”.

ORA COME SI PROCEDERà – “Ho portato i bambini un po’ al mare. Io faccio su e giù per essere qui presente. L’avvocato Isabella Gentile di Tivoli, ha richiesto l’accesso agli atti per capire cosa sia successo, cosa si può fare ora. Per aprire delle indagini bisognerà trovare qualcosa, un indizio. Noi abbiamo chiamato chiunque, anche “Chi l’ha visto” sta provando ad aiutarci”.

SPERANZE – “Col passare dei giorni pensavamo di non avere più speranze, ma se non si trova lì in mezzo dove sta? Se cadi e rimani giorni lì, dopo un po’ ti ritrovano, vivo o morto che sia. Passato un mese, dopo che è stata battuta tutta la zona senza esito, la speranza ce l’abbiamo. Magari ha fatto una mattata, o magari non era proprio lì. Magari non voleva più stare in quella struttura e non ce l’ha detto. Insomma, ti fai tante domande in queste situazioni e al momento è difficile darsi delle risposte, ma la speranza è sempre l’ultima a morire”.

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