Continua a infittirsi sempre di più il caso dell’omicidio di Massimiliano Moneta, 57enne di Marco Simone di Guidonia, ucciso martedì 11 aprile a Vada, nella provincia di Livorno, con colpi di arma da caccia. L’indiziato numero uno sarebbe il suocero Antonino Fedele, 80 anni ed ex latitante soprannominato “Faccia d’angelo”, con cui la vittima si era incontrato in un terreno di sua proprietà dove poi è stato ritrovato senza vita.
Massimiliano Moneta aveva lasciato Guidonia poche ore prima per raggiungere la Toscana, dove nel pomeriggio era prevista al Tribunale di Livorno un’udienza per i reati di sottrazione di minore e mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice relativamente a fatti accaduti tra il mese di marzo e il mese di ottobre 2020. Moneta era infatti in causa con la moglie, con la quale stava divorziando, per aver tenuto con sé due dei tre figli da ormai due anni.
In una nota i legali della donna Luca Milani, Corrado Testa e Valeria Provenzano hanno precisato che: “L’udienza che si sarebbe dovuta svolgere nello stesso pomeriggio dell’11 aprile dinanzi al Tribunale di Livorno era relativa a un procedimento penale che vedeva Moneta imputato dei reati di sottrazione di minore e mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice relativamente a fatti accaduti tra il mese di marzo e il mese di ottobre 2020. In questo procedimento Alessandra Fedele era costituita parte civile. L’oggetto dell’udienza, pertanto, non era assolutamente rappresentato dall’affidamento o dallo stabile collocamento dei figli, argomento questo, invece, in trattazione innanzi al Tribunale di Tivoli”. E ancora: “Massimiliano Moneta era già stato condannato, in primo grado, dal Tribunale di Livorno con sentenza del 28 febbraio scorso a un anno e 10 mesi di reclusione nella veste di imputato dei reati di minacce aggravate, molestie e tentata diffusione di immagini o video sessualmente espliciti (cosiddetto revenge porn) commessi in danno della signora Alessandra Fedele”.
L’INTERVISTA ALLA MOGLIE – Proprio la moglie di Massimiliano Moneta, Alessandra Fedele, ha poi rilasciato delle dichiarazioni davanti alle telecamere de “La vita in diretta”, programma in onda su Rai Uno. “Questa è una tripla tragedia, perché è una tragedia per mio padre, una tragedia per me e una tragedia per i miei figli. Mio padre? Non so nemmeno se sia vivo, se sia morto, non ho la più pallida idea di cosa sia successo”.
La donna prosegue: “Io non c’ero, sono arrivata dopo sul posto, mio padre e mio marito non si incontravano da tre anni, mi piacerebbe sapere perchè era lì. Sono tre giorni che me lo domando e non capisco perchè incontrarsi proprio quel giorno”. Poi conclude: “Io sono quella che ci rimette più di tutti. Io già non ho più due figli perché se li è portati via due anni fa. L’udienza del processo dove dovevamo andare l’altro giorno era per sottrazione di minore. Lui mi ha sottratto due dei nostri tre figli, li ha portati a Guidonia durante il lockdown e non me li ha più restituiti. Io sono nuovamente una vittima fondamentalmente, mi sento nuovamente una vittima”.
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